Benvenuto

Il Gruppo di Studio su Hazrat Inayat Khan si propone di offrire una serie di traduzioni italiane di letture tratte dai testi di Hazrat Inayat Khan che consentano di approfondire la conoscenza, lo studio e la contemplazione del Messaggio Sufi. Questo corso di studi può essere iniziato in qualsiasi momento utilizzando anche le precedenti traduzioni in archivio. Questo consentirà di avere sempre a disposizione contemporaneamente alla traduzione italiana la versione originale inglese.

La speranza è che questo studio sia d’aiuto ad approfondire la propria vita interiore e insieme a consolidare la propria vita esteriore.

Possa questo viaggio nel Messaggio di Hazrat Inayat Khan portare luce, pace e benedizione infinite nelle nostre vite.

Con cuore grato
Stephanie Nuria Sabato
Attività di Fratellanza/Sorellanza - Emisfero Occidentale
Scuola Esoterica - Stati Uniti d'America

51. Pensieri Sufi (1)

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Gatheka Religioso
di Hazrat Inayat Khan

1. ‘C’ è un Unico Dio, l’Eterno, il Solo Essere; nulla esiste salvo Lui’

Il Dio di un Sufi è il Dio di ogni credo e il Dio di tutti. I nomi non fanno alcuna differenza per lui. Allah, Dio, Dieu, Khuda o Bhagwan, tutti questi nomi e molti altri sono i nomi del suo Dio; tuttavia per lui Dio è oltre la limitazione di un nome.

Vede il suo Dio nel sole, nel fuoco, nell’idolo che diverse sette adorano; e Lo riconosce in tutte le forme dell’universo, sapendo tuttavia che è oltre ogni forma; Dio è in tutto e Dio per un Sufi non è una mera credenza religiosa che gli è stata imposta ma l’ideale più alto che la mente umana può concepire. Un Sufi, dimenticandosi di sé e mirando al raggiungimento dell’ideale divino, cammina per tutta la vita costantemente sul sentiero dell’amore e della luce. In Dio un Sufi vede la perfezione di tutto ciò che è raggiungibile dalla percezione umana; tuttavia sa che è al di sopra della portata umana. Lo considera come l’amante considera il suo amato, e accetta tutte le cose nella vita come provenienti da Lui, con totale rassegnazione. Il Sacro Nome di Dio per lui è come una medicina per il paziente. Il pensiero di Dio è come una bussola con cui dirige la sua nave verso le coste dell’immortalità. L’Ideale di Dio per un Sufi è come un ascensore con cui si eleva alla Meta Eterna, la cui realizzazione è il solo scopo della vita.


Riflessione quotidiana sui seguenti punti del Gatheka Religioso 51

Primo punto: ‘C’ è un Unico Dio, l’Eterno, il Solo Essere; nulla esiste salvo Lui’
Contemplazione: qualunque cosa accada in tutto questo mese ricorda che tutto viene da Dio e ritorna a Dio, l’Eterno e Unico Essere. Nulla esiste eccetto Dio. Nel fare questa pratica presta attenzione a un senso di serenità e benessere che si sviluppa nel tuo corpo, nel tuo cuore e nella tua anima.

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50. L’Ideale di Dio (9)

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Gatheka Religioso
di Hazrat Inayat Khan

L’ideale di Dio ha lo scopo di risvegliare Dio nell’anima, in modo che possa realizzare la sua Regalità. E’ questo a cui si allude nella preghiera di Cristo, in cui si dice: “ Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua Volontà”. Ed è in questa realizzazione che il regno di Dio viene; e quello che consegue è che viene fatta la Sua Volontà. Ma quando una persona non sa chi è il re, non sa cos’è il regno.

Il Regno della terra, dal momento in cui l’uomo è evoluto così tanto da comprendere i suoi affari, è stato instaurato, dove l’uomo ha imparato la prima lezione quando ha saputo innanzitutto che cosa significa un re, che cosa significa un regno, ha saputo che c’era qualcuno ai cui ordini tutti obbedivano, grandi o piccoli che fossero, nel regno. Chi è in una posizione altolocata ed è il giudice di tutti coloro che meritano onore e rispetto , chi possiede un tesoro nel regno; chi è come una Madre e un Padre dei suoi sudditi. Una volta questo veniva imparato e dava a una persona un insegnamento per comprendere cosa significa un regno, quando un bambino dopo aver giocato con le sue bambole comincia a comprendere le preoccupazioni della famiglia.

Il passo successivo veniva fatto sul sentiero spirituale quando veniva riconosciuta la gerarchia spirituale. Il profeta o il gran sacerdote veniva riconosciuto, poiché rappresentava il capo spirituale. Poi c’era la gerarchia. E in questo modo il passo successivo veniva fatto con la realizzazione che non è l’ambiente esteriore, il denaro o le proprietà che creano un re, ma è la realizzazione spirituale che può rendere una persona più grande di un re nonostante tutta la regalità che lo circonda. E questo veniva dimostrato alla gente quando il re, che veniva riconosciuto come il capo e la guida della comunità, si recava a capo chino, davanti al gran sacerdote e si inginocchiava nel luogo di preghiera.

Questo forniva la lezione successiva che la regalità non consiste nella ricchezza esteriore ma nella spiritualità poiché anche il re rimane umilmente alla porta dell’uomo che ha realizzato Dio.

Una volta fatto questo passo, allora c’era il terzo passo, ed era vedere che l’alto prelato, considerato tale anche dal re, si inginocchiava e chinava il capo al Signore, Re dell’umanità mostrando che la sua grandezza era polvere davanti a Dio, a cui solo appartiene tutta la grandezza. Quando la grandezza di Dio venne realizzata, Dio fu glorificato e lo scopo dell’aristocrazia fu compiuto, perché non era altro che una prova prima della battaglia. Quando l’uomo ha realizzato che è soltanto davanti a Dio che l’uomo deve prostrarsi, che solo Dio è ricco e tutti sono poveri, e che solo la giustizia e la saggezza di Dio sono perfette, allora davanti a lui la regalità del re e la santità del grande sacerdote svaniscono; davanti a lui rimane soltanto l’unico Re dei re; da Lui dipende e in Lui cerca rifugio in tutte le diverse situazioni della vita.

Dopo aver compiuto questi tre passi verso la meta, scopre che la meta è del tutto diversa dalla via che ha intrapreso. E la meta era scoprire le tracce di quel Re dentro se stesso, la scintilla di quella luce divina che è l’illuminazione del proprio cuore, un raggio del Sole che è la luce dell’intero universo. E così viene sviluppata l’auto-realizzazione in cui l’anima scopre la saggezza, l’illuminazione e la pace, che erano lo scopo dell’Ideale di Dio.


Riflessioni quotidiane sui seguenti punti del Gatheka Religioso 50

Primo punto: L’ideale di Dio ha lo scopo di risvegliare Dio nell’anima, in modo che possa realizzare la sua Regalità.
Contemplazione: “ Attiraci sempre più vicino a Te in ogni istante della nostra vita Finché in noi si rifletteranno la Tua grazia, la Tua gloria, la Tua saggezza, la Tua gioia e la Tua pace. Amen” (dalla Preghiera Saum)

Secondo punto: “ la realizzazione spirituale che può rendere una persona più grande di un re nonostante tutta la regalità che lo circonda”
Contemplazione: Possiamo arrivare a valutare profondamente la nostra realizzazione spirituale nel contesto di questa affermazione. Possiamo chiederci: mi identifico con la mia eredità divina al di là dei limiti del mondo materiale?

Terzo punto: Quando la grandezza di Dio venne realizzata, Dio fu glorificato e lo scopo dell’aristocrazia fu compiuto.
Contemplazione: Possiamo chiederci: Realizzo la grandezza di Dio? Il mio sé inferiore si inchina a questa grandezza? In questa resa vengo elevato alla vera aristocrazia e alla nobiltà della mia anima?

Quarto punto: La meta era scoprire le tracce di quel Re dentro se stesso; la scintilla di quella luce divina che è l’illuminazione del proprio cuore.
Contemplazione: Rivelaci la Tua luce divina che è nascosta nella nostra anima Così da poter conoscere e comprendere meglio la vita.( dalla Preghiera Khatum)

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49. L’ideale di Dio (8)

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Gatheka Religioso
di Hazrat Inayat Khan

La ragione per cui l’anima cerca l’ideale di Dio è che è insoddisfatta di tutto ciò che la soddisfa momentaneamente. Tutta la bellezza, la bontà e la grandezza che l’uomo attribuisce a Dio è qualcosa che lui ammira e ricerca nella vita. Ammira queste cose negli altri e si sforza di ottenerle per sé;e quando, alla fine dell’esame, scopre che tutto quello con cui viene a contatto di buono, bello o grande è inferiore a quella perfezione che la sua anima sta cercando, allora alza i suoi occhi verso il cielo in cerca dell’Unico Che abbia bellezza, bontà e grandezza, cioè Dio.

Chi non cerca Dio ha, alla fine del suo illusorio viaggio, una delusione. Perché durante tutto il viaggio non trova la perfezione della bellezza, della bontà e della grandezza sulla terra, e non crede né si aspetta di incontrare un simile ideale in Cielo. Tutte le delusioni che sono la conseguenza naturale di questa vita di illusione, spariscono quando una persona ha toccato l’Ideale di Dio, perché ciò che si cerca nella vita lo si trova in Dio.

Ora la questione è: tutta la bellezza, la bontà e la grandezza, per quanto scarse e limitate, si possono trovare sulla terra, ma dove si possono trovare nella perfezione chiamata Dio? A questo si potrebbe rispondere così, che la prima cosa necessaria è credere che esista un Essere come Dio, in Cui la bontà, la bellezza e la grandezza sono perfette. All’inizio non sembrerà nient’altro che una credenza ma col tempo, se la credenza viene mantenuta nella sincerità e nella fede, questa credenza diventerà come l’uovo della fenice, da cui il magico uccello è nato. E’ la nascita di Dio, che è l’uccello dell’anima. Ogni anima è alla ricerca della felicità, e dopo aver rincorso tutte le cose che, per un momento sembravano dargli felicità, scopre che la felicità perfetta non è da nessun’altra parte che in Dio. Questa felicità non può venire soltanto dal credere in Dio. Credere è un processo. Con questo processo il Dio interiore viene risvegliato e reso vivo.

E’ la vita di Dio, che dà felicità. Quando si vedono ingiustizia, falsità, l’inimicizia della natura umana, e a che livello questa natura si sviluppa e culmina nella tirannia di cui persone e popolazioni diventano vittime, sembra esserci un’unica Origine e questa è il centro della vita intera, cioè Dio, nel quale si trova un luogo di salvezza da tutto ciò e la fonte della pace, che è il desiderio più profondo di ogni anima.


Riflessioni quotidiane sui seguenti punti del Gatheka Religioso 49

Primo punto: “Chi non cerca Dio ha, alla fine del suo illusorio viaggio, una delusione.”

Contemplazione: E’ il nostro cercare/ desiderare ardentemente che fa di Dio una Realtà.

Secondo punto: “Tutte le delusioni che sono la conseguenza naturale di questa vita di illusione, spariscono quando una persona ha toccato l’Ideale di Dio, perché ciò che si cerca nella vita lo si trova in Dio.”

Contemplazione: Comprendiamo questo livello d’amore che si manifesta esteriormente nell’indifferenza, o lasciamo che le nostre aspettative ci portino a una delusione?

Terzo punto: E’ la vita di Dio, che dà felicità . -- Questa felicità non può venire soltanto dal credere in Dio. Credere è un processo. Con questo processo il Dio interiore viene risvegliato e reso vivo.

Contemplazione: ( dal Gayan, Hazrat Inayat Khan) “ La vera spiritualità non è una fede fissa o un credo; è il nobilitarsi dell’anima elevandosi al di sopra delle barriere della vita materiale”.

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48. L’ideale di Dio (7)

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Gatheka Religioso
Di Hazrat Inayat Khan

Dio è chiamato Re del Cielo e della terra, e degli esseri visibili e invisibili soltanto perché non abbiamo parole migliori delle parole che usiamo per tutte le cose di questo mondo. Chiare Dio ‘Re’ non lo innalza in alcun modo al di sopra della posizione che ha, ci aiuta soltanto a rendere più intellegibili alla nostra mente il suo potere e la sua gloria. Tuttavia ci sono alcune caratteristiche che sono caratteristiche regali, e queste caratteristiche si possono vedere in Dio nella loro perfezione. Non significa che nessuna persona abbia quella caratteristica. Significa soltanto che da una posizione più elevata un’anima rivela di più quella caratteristica, forse, che nella normale qualità. E questa caratteristica è l’amore celato dietro l’indifferenza. In termini Sufi questa caratteristica è indicata dalla parola Persiana, Binayaz, che significa nascosto. Non significa : Dio nascosto, significa bellezza nascosta. L’amore espresso è una cosa e l’amore nascosto è un’altra cosa. Sotto il velo dell’indifferenza, spesso si nasconde l’amore e i poeti Sufi l’hanno rappresentato meravigliosamente nei loro versi, che non sono altro che immagini della vita e della natura umana.

Ci sono esempi nelle storie dei re, che mostrano questa caratteristica. A volte a una persona che era la favorita del re veniva impedito di diventare primo ministro. Questo non vuol dire che non fosse un desiderio del re. Significa soltanto che il re stimava l’affinità e l’ammirazione che aveva per quella persona più della carica di primo ministro. Lo si vede in altri aspetti: il re non parlava a una persona per molto tempo; questo non significa che il re in tal modo volesse trattarlo male, significa solo che il re sapeva che lui avrebbe capito. Ci sono istanze che hanno messo alla prova la pazienza dei santi e dei saggi fino all’estremo. Il dolore e la sofferenza sono stati più grandi di quelli di una persona comune. Dietro l’indifferenza c’erano molte ragioni.

E si vede l’altra parte della regalità: che coloro a cui il re badava poco, talvolta, venivano affabilmente ricevuti e ampiamente riveriti. E la mente comune non riesce a concepire la ragione che ci sta dietro. Chi è responsabile dei suoi sudditi è il re, lui capiva nel giusto modo, come un giardiniere che sa quale pianta coltivare e quale albero sia meglio togliere dal giardino. Nonostante tutta l’opposizione diffusa intorno ai re, essi hanno mantenuto le loro idee, consapevoli dei loro doveri.
Lo stesso avviene con Dio.

Ma a parte un Re, anche i modi e le maniere di una persona responsabile, non sempre sono compresi da un altro che non ha la stessa responsabilità. Perciò come può l’uomo comprendere sempre le vie di Dio, l’unico re nel vero senso della parola, davanti al Quale tutti gli altri re non sono altro che imitazioni? Ed è la Regalità di Dio, che si manifesta nella fioritura di ogni anima. Quando un’anima raggiunge la sua piena fioritura incomincia a mostrare il colore e a diffondere la fragranza dello Spirito Divino di Dio.


Riflessioni quotidiane sui seguenti punti del Gatheka Religioso 48

Primo punto: “… l’amore celato dietro l’indifferenza. In termini Sufi questa caratteristica è indicata dalla parola Persiana, Binayaz, che significa nascosto. Non significa : Dio nascosto, significa bellezza nascosta. L’amore espresso è una cosa e l’amore nascosto è un’altra cosa. Sotto il velo dell’indifferenza, spesso si nasconde l’amore e i poeti Sufi l’hanno rappresentato meravigliosamente nei loro versi, che non sono altro che immagini della vita e della natura umana.

Contemplazione: Per comprendere le parole di Murshid, dobbiamo innalzarci oltre la nostra concezione ordinaria di “ amore” e “indifferenza”.

(Tratto dal Vol. I “ la Via dell’Illuminazione” – “l’Obbiettivo del Viaggio”)
Il lavoro della vita interiore consiste nel fare di Dio una realtà in modo che Dio non sia più un’immaginazione; che questa relazione che abbiamo con Dio possa sembrare più reale di qualsiasi altra relazione al mondo, e quando questo accade, allora tutte le relazioni, per quanto vicine e care, diventano meno vincolanti. Ma nello stesso tempo in tal modo non si diventa freddi; si diventa più amorevoli. La persona che ama Dio, la persona che ha instaurato una relazione con Dio, l’amore di questa persona diventa vivo.


Secondo punto: “Ci sono esempi nelle storie dei re, che mostrano questa caratteristica (indifferenza). A volte a una persona che era la favorita del re veniva impedito di diventare primo ministro. Questo non vuol dire che non fosse un desiderio del re. Significa soltanto che il re stimava l’affinità e l’ammirazione che aveva per quella persona più della carica di primo ministro. Lo si vede in altri aspetti: il re non parlava a una persona per molto tempo; questo non significa che il re in tal modo volesse trattarlo male, significa solo che il re sapeva che lui avrebbe capito

Contemplazione: Comprendiamo questo livello di amore mostrato esteriormente con l’indifferenza o lasciamo che le nostre aspettative ci portino verso una delusione?

Terzo punto: “Quando un’anima raggiunge la sua piena fioritura incomincia a mostrare il colore e a diffondere la fragranza dello Spirito Divino di Dio.

Contemplazione: “Quando un’anima raggiunge la sua piena fioritura incomincia a mostrare il colore e a diffondere la fragranza dello Spirito Divino di Dio.”

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